Pubblicato il Settembre 15, 2024

Accedere alla terapia tramite il Bonus Psicologo è più di una pratica burocratica: è un vero e proprio progetto di cura per il proprio benessere, reso accessibile dallo Stato.

  • Il successo della richiesta dipende dalla correttezza dell’ISEE e dalla capacità di superare le barriere non solo economiche, ma anche emotive e culturali.
  • È fondamentale distinguere tra psicoterapeuti qualificati, gli unici abilitati, e figure non professionali come “life coach”, per evitare percorsi inefficaci o dannosi.

Raccomandazione: Trattate questo strumento non come un semplice sussidio, ma come un diritto alla salute. Il primo passo è verificare con attenzione i requisiti ISEE e poi scegliere un professionista iscritto all’albo per iniziare un percorso di cura serio e tutelato.

Sentirsi sopraffatti, ansiosi o bloccati è un’esperienza umana, sempre più comune nel nostro mondo frenetico. Molti sentono il bisogno di un supporto professionale, ma l’idea di iniziare una terapia si scontra spesso con due ostacoli enormi: i costi percepiti come proibitivi e una certa resistenza culturale, la paura del giudizio o dello stigma. Frasi come “basta un po’ di buona volontà” o “non hai bisogno di un estraneo per risolvere i tuoi problemi” sono ancora fin troppo diffuse, soprattutto tra le generazioni passate.

In questo contesto, il Bonus Psicologo rappresenta una vera e propria rivoluzione silenziosa. Non è solo un aiuto economico, ma un’affermazione potente da parte dello Stato: la salute mentale è un diritto fondamentale, al pari di quella fisica. Tuttavia, l’accesso a questo strumento non è sempre lineare. Tra la compilazione dell’ISEE, la scelta del professionista e le conversazioni difficili in famiglia, il percorso può sembrare complesso. Molti si fermano prima ancora di iniziare, scoraggiati dalla burocrazia o dall’incertezza.

E se la vera chiave non fosse solo conoscere la procedura, ma approcciare il Bonus Psicologo come un vero e proprio progetto di cura personale? Questo articolo non vuole essere l’ennesima guida burocratica. Agendo come un ponte tra il bisogno e la soluzione, vi accompagneremo passo dopo passo. Vi aiuteremo a capire perché chiedere aiuto è un atto di forza, come dialogare con i familiari scettici, come scegliere il terapeuta giusto per voi e, soprattutto, come navigare gli aspetti pratici senza stress, trasformando un’opportunità in un percorso di benessere concreto e accessibile.

Questo percorso che stiamo per intraprendere insieme è pensato per darvi strumenti chiari e un supporto empatico. Esploreremo ogni aspetto del Bonus Psicologo, dalle basi emotive e psicologiche fino ai dettagli pratici, per assicurarci che possiate sfruttare al meglio questa importante risorsa. Di seguito, il sommario degli argomenti che affronteremo.

Perché l’ansia non è solo “essere preoccupati” ma una condizione che richiede aiuto professionale?

Spesso si tende a minimizzare l’ansia, relegandola a un semplice stato di “preoccupazione” o stress passeggero. Tuttavia, è fondamentale comprendere la differenza tra una reazione emotiva normale e un disturbo d’ansia clinicamente rilevante. Mentre la preoccupazione è una risposta a uno stress specifico e solitamente limitata nel tempo, l’ansia patologica è pervasiva, persistente e può interferire pesantemente con la vita quotidiana, le relazioni e il lavoro. Non si tratta di debolezza o di incapacità di “gestire lo stress”, ma di una vera e propria condizione medica che merita attenzione e cura.

I dati confermano che non si tratta di un problema isolato. In Italia, la sofferenza psicologica è una realtà diffusa: un’analisi recente rivela che oltre 16 milioni di italiani lamentano disturbi psicologici di varia entità. La pandemia ha ulteriormente accentuato questa tendenza, specialmente tra i più giovani. Nel Lazio, ad esempio, si è registrato un aumento del 45% degli accessi ai servizi di salute mentale per la fascia d’età 19-25 anni dopo il Covid. Questi numeri dimostrano che chiedere aiuto non è un’eccezione, ma una necessità condivisa da milioni di persone.

Ignorare un disturbo d’ansia non lo fa scomparire; al contrario, ne amplifica le conseguenze. L’impatto sul mondo del lavoro è un esempio lampante, come evidenziato dai dati ISTAT. Un lavoratore che soffre di ansia o depressione cronica grave si assenta mediamente molto di più rispetto alla media nazionale, con ripercussioni significative sulla produttività e sulla stabilità economica personale.

Impatto dell’ansia non trattata sul lavoro (Fonte: ISTAT)
Condizione Giorni di assenza media
Lavoratori con depressione/ansia cronica grave 18 giorni
Totale occupati (media) 5 giorni

Affrontare l’ansia con un professionista non è un lusso, ma un investimento sulla propria salute e qualità della vita. Il Bonus Psicologo nasce proprio per rendere questo percorso accessibile, riconoscendo che il benessere mentale è un pilastro fondamentale per il funzionamento dell’individuo e della società.

Come spiegare ai familiari scettici che state andando dallo psicologo senza vergogna?

Una delle barriere più difficili da superare non è la burocrazia, ma il muro di scetticismo o di incomprensione che a volte si incontra in famiglia. Generazioni diverse hanno visioni differenti della salute mentale e la frase “ai miei tempi non c’erano queste cose” può essere dolorosa e invalidante. Affrontare questo dialogo richiede preparazione, empatia e argomenti solidi. L’obiettivo non è “vincere” una discussione, ma aprire una porta alla comprensione e legittimare la propria scelta.

Un approccio efficace è quello di de-stigmatizzare il concetto di terapia, presentandola non come una cura per “pazzi”, ma come una forma di allenamento per la mente. Potete usare queste strategie di comunicazione, adattandole alla persona che avete di fronte:

  • Per i nonni o le persone più anziane: “Potete vederlo come un allenatore per la mente. Il mondo di oggi è molto più complesso e stressante; avere una guida per gestire meglio le pressioni è un modo per rimanere forti. Lo stesso Stato lo riconosce come una cosa importante, tanto da aiutarci a pagarlo.”
  • Per i genitori preoccupati: Potete spiegare che l’iniziativa nasce proprio per rispondere a un bisogno reale e crescente. La motivazione ufficiale del Ministero della Salute è quella di far fronte all’aumento delle condizioni di disagio psicologico come depressione, ansia e stress. Non è un capriccio, ma una risposta a un problema sociale riconosciuto.
  • Per chi teme i “ciarlatani”: Sottolineate che il Bonus è valido solo con professionisti seri e qualificati, iscritti all’albo degli psicologi e specializzati come psicoterapeuti. Non si tratta di figure improvvisate, ma di medici della mente con un percorso di studi rigoroso.

L’argomento economico, supportato dal Bonus stesso, diventa un potente alleato. Poter dire “lo Stato mi aiuta a farlo” sposta la conversazione da un desiderio personale a un diritto riconosciuto. Come sottolinea lo stesso Ministero della Salute, il contributo non è simbolico.

Attualmente copre un importo massimo di 50 euro per seduta, fino a un massimo di 1.500 euro per beneficiario.

– Ministero della Salute, Portale ufficiale Bonus Psicologo

Presentare la terapia come un investimento proattivo sulla propria salute, supportato dalle istituzioni, può trasformare lo scetticismo in rispetto, se non in pieno supporto. È un vostro diritto e un passo coraggioso verso il benessere.

Cognitivo-comportamentale o psicoanalisi: quale terapia è più efficace per gli attacchi di panico?

Una volta superato lo scoglio della decisione, si apre una nuova domanda: quale terapia scegliere? Il mondo della psicoterapia è vasto e orientarsi tra i diversi approcci può sembrare complicato. Sebbene ogni percorso sia unico e personale, per disturbi specifici come gli attacchi di panico, la ricerca scientifica offre indicazioni piuttosto chiare. I due approcci più noti sono la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) e la Psicoanalisi (o le terapie a orientamento psicodinamico).

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è un approccio strutturato e focalizzato sul presente. L’idea di base è che i nostri pensieri (cognizioni) influenzano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Per gli attacchi di panico, la TCC lavora per identificare e modificare i pensieri catastrofici che scatenano la paura (es. “sto per avere un infarto”, “sto impazzendo”) e per insegnare tecniche pratiche di gestione dell’ansia, come la respirazione diaframmatica o l’esposizione graduale alle situazioni temute. È un approccio molto concreto, orientato all’obiettivo, e generalmente considerato il trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia per la sua comprovata efficacia in tempi relativamente brevi.

L’approccio Psicoanalitico o Psicodinamico, d’altra parte, ha un focus diverso. Invece di concentrarsi solo sul sintomo (l’attacco di panico), esplora le radici più profonde del disagio, ricercando nel passato, nelle relazioni primarie e nei conflitti inconsci le cause dell’angoscia. Il percorso è meno strutturato, più lungo e mira a una comprensione globale della propria personalità e del proprio funzionamento emotivo. Può essere estremamente trasformativo, ma per la gestione acuta degli attacchi di panico è generalmente considerato meno diretto rispetto alla TCC.

Studio di psicoterapia con ambiente accogliente e professionale

In sintesi, se l’obiettivo primario è ridurre o eliminare gli attacchi di panico in tempi contenuti, la TCC è spesso la scelta più indicata e raccomandata dalle linee guida internazionali. Se invece si desidera un percorso più profondo di auto-esplorazione, dove il sintomo è visto come un punto di partenza per comprendere sé stessi, un approccio psicodinamico può essere più adatto. Molti terapeuti oggi utilizzano un approccio “integrato”, combinando tecniche di diversi orientamenti. La cosa più importante è trovare un professionista con cui vi sentiate a vostro agio e in sintonia, perché la relazione terapeutica è il primo e più importante fattore di successo.

L’errore di affidarsi a “life coach” abusivi per trattare traumi profondi o depressione

Nel mercato del benessere, accanto a figure professionali serie, proliferano purtroppo anche operatori improvvisati che si definiscono “coach” e promettono soluzioni rapide a problemi complessi come traumi, ansia o depressione. È un errore gravissimo e potenzialmente dannoso affidarsi a loro. Un “life coach” non è un professionista della salute mentale. Non ha la formazione, le competenze né gli strumenti per diagnosticare e trattare patologie psicologiche. La legge italiana è molto chiara: la diagnosi e la cura del disagio psicologico sono atti tipici della professione di psicologo e medico, e la psicoterapia può essere erogata solo da chi ha completato una specializzazione di almeno 4 anni post-laurea e risulta iscritto all’albo come psicoterapeuta.

Affidarsi a un coach abusivo per un disturbo come la depressione è come farsi operare al cuore da un massaggiatore: non solo è inefficace, ma può peggiorare la situazione. Un trauma non si “risolve” con il pensiero positivo o con tecniche motivazionali; richiede un lavoro delicato e profondo, gestito da un esperto che sa come navigare la sofferenza senza ri-traumatizzare la persona. Il Bonus Psicologo è stato creato proprio per garantire l’accesso a cure qualificate, non per finanziare percorsi con figure non regolamentate.

Riconoscere un professionista abusivo è un atto di autotutela. Imparare a individuare i campanelli d’allarme è il primo passo per proteggersi e indirizzarsi verso una cura reale ed efficace. Prestate la massima attenzione a promesse irrealistiche e verificate sempre le credenziali di chi vi sta di fronte.

Checklist per riconoscere un professionista abusivo:

  1. Verifica dell’iscrizione: Controllate sempre se il nome del professionista è presente nell’Albo degli Psicologi sul sito del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP). Se non c’è, non è uno psicologo.
  2. Analisi delle promesse: Diffidate da chi garantisce “guarigioni rapide”, “risultati certi” o soluzioni “miracolose” in poche sedute. La terapia è un percorso, non una magia.
  3. Trasparenza sui pagamenti: Fate attenzione a chi richiede pagamenti anticipati per pacchetti di sessioni molto costosi. Un professionista serio discute il piano terapeutico e le modalità di pagamento in modo chiaro.
  4. Riferimento al codice deontologico: Un vero psicoterapeuta opera seguendo un rigido codice deontologico che tutela il paziente (segreto professionale, assenza di giudizio, ecc.). Un coach non ha questo obbligo.
  5. Detraibilità delle spese: Ricordate che le spese sostenute con uno psicoterapeuta sono spese sanitarie e quindi detraibili fiscalmente. Quelle con un “coach” no.

La vostra salute mentale è preziosa. Non mettetela nelle mani di chi non ha le competenze per prendersene cura. Il Bonus Psicologo è lo strumento per accedere a professionisti veri, che hanno dedicato anni di studio per potervi aiutare in modo sicuro ed efficace.

Quando capire che la terapia ha funzionato ed è ora di camminare con le proprie gambe?

La terapia non è pensata per durare per sempre. L’obiettivo ultimo di un buon percorso psicologico è rendere il paziente autonomo, fornendogli gli strumenti per comprendere il proprio funzionamento e gestire le difficoltà della vita in modo più efficace. Ma come si capisce che si è arrivati a questo punto? Riconoscere la fine di un percorso è tanto importante quanto iniziarlo, e spesso è un momento di fisiologica ansia mista a orgoglio.

Ci sono alcuni segnali chiari che indicano che la terapia ha raggiunto i suoi obiettivi principali. Innanzitutto, il sintomo che vi ha portato in terapia (ad esempio, gli attacchi di panico, l’umore depresso, l’ansia sociale) è significativamente ridotto o scomparso, e non domina più i vostri pensieri e le vostre giornate. Ancora più importante, avete sviluppato una maggiore consapevolezza di voi stessi: riconoscete i vostri schemi di pensiero, le vostre reazioni emotive e sapete dare loro un nome e un significato. Avete imparato a gestire i momenti di crisi con le risorse che avete costruito in seduta, senza dipendere dal terapeuta.

Un altro indicatore fondamentale è il cambiamento nelle relazioni. Se notate che i vostri rapporti con gli altri sono diventati più sani, aperti e meno conflittuali, è un ottimo segno. Infine, vi sentite più resilienti: le difficoltà della vita non scompaiono, ma ora le affrontate con una maggiore fiducia nelle vostre capacità. La fine della terapia non significa “non avrò mai più problemi”, ma “ora ho gli strumenti per affrontarli”. Questa decisione va sempre discussa e concordata con il proprio terapeuta, che vi aiuterà a pianificare un “saluto” graduale, magari diradando le sedute.

Anche la gestione pratica del Bonus Psicologo richiede una pianificazione. È importante sapere che il contributo ha una scadenza. Secondo le linee guida, il bonus deve essere utilizzato entro 270 giorni dall’accettazione della domanda. Questo significa che il vostro “progetto di cura” deve inserirsi in un arco temporale definito. Inoltre, è cruciale non perdere tempo: un avviso del Ministero della Salute specifica che i beneficiari che non utilizzano il bonus per almeno una seduta entro un breve periodo dall’assegnazione (per il 2025, 60 giorni dal 5 dicembre) decadono dal beneficio. Questo incentiva a iniziare il percorso tempestivamente, trasformando l’intenzione in azione.

L’errore di voler “fare tutto” che porta all’esaurimento nervoso entro i primi 3 anni del bambino

L’arrivo di un figlio è un evento meraviglioso, ma anche uno degli stressor più potenti nella vita di una persona e di una coppia. La società moderna impone alle neomamme (e sempre più anche ai neopapà) un ideale di perfezione irraggiungibile: essere genitori amorevoli, partner presenti, professionisti efficienti, e mantenere una casa impeccabile. Questa pressione, unita alla privazione del sonno e ai cambiamenti ormonali, crea un mix esplosivo che può portare al burnout genitoriale, un vero e proprio esaurimento psico-fisico. L’errore più comune è voler “fare tutto da soli”, rifiutando o non sapendo chiedere aiuto.

Questa condizione non va confusa con la normale stanchezza. Il burnout genitoriale si manifesta con un distanziamento emotivo dal bambino, una sensazione di non essere più un buon genitore e un’intensa spossatezza. Nei casi più seri, può sfociare in una depressione post-partum, una condizione che in Italia colpisce circa il 20% delle donne. Riconoscere di aver bisogno di supporto non è un segno di fallimento, ma di grande responsabilità verso sé stessi e il proprio bambino.

Gruppo di supporto per neomamme in consultorio familiare

Il sistema sanitario nazionale, attraverso i consultori familiari, offre un supporto prezioso e spesso sottovalutato. Questi servizi pubblici non solo forniscono assistenza medica, ma anche spazi di ascolto e confronto. Esistono iniziative straordinarie che dimostrano come un supporto accessibile possa fare la differenza. Un esempio virtuoso è un progetto che ha usato il canto di gruppo per aiutare le neomamme.

Studio di caso: Il canto di gruppo nei consultori contro la depressione post-partum

Un progetto promosso dall’Istituto Superiore di Sanità ha coinvolto le neomamme in 10 incontri settimanali di canto di gruppo presso i consultori di Torino, Roma e Padova. L’obiettivo era offrire uno spazio espressivo e di socializzazione. I risultati hanno mostrato che questa attività, semplice e gioiosa, ha contribuito a ridurre i sintomi depressivi e a de-medicalizzare il processo di cura, creando una rete di supporto tra pari in un ambiente accogliente e non giudicante. È la dimostrazione che la cura può passare anche attraverso percorsi non convenzionali ma efficaci, accessibili a tutti.

Chiedere il Bonus Psicologo può essere un passo fondamentale anche in questa fase della vita. Un percorso terapeutico può aiutare a ridimensionare le aspettative irrealistiche, a imparare a delegare, a gestire il senso di colpa e a ritrovare il proprio equilibrio. Prendersi cura di sé è il regalo più grande che si possa fare al proprio bambino.

L’errore nella compilazione dell’ISEE precompilato che vi fa perdere i bonus sociali

L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) è la chiave d’accesso per il Bonus Psicologo e molti altri aiuti sociali in Italia. Dal 2020, l’INPS ha introdotto la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) precompilata, pensata per semplificare la vita ai cittadini. Tuttavia, “precompilato” non significa “corretto”. Affidarsi ciecamente ai dati inseriti automaticamente dall’Agenzia delle Entrate e dall’INPS è uno degli errori più comuni e costosi, che può portare a un valore ISEE più alto del reale e, di conseguenza, all’esclusione dai benefici.

L’errore più frequente riguarda il patrimonio immobiliare, in particolare la casa di abitazione su cui grava un mutuo. Spesso, il sistema precompilato inserisce il valore catastale dell’immobile senza detrarre automaticamente la quota capitale residua del mutuo. Se il cittadino non interviene manualmente per inserire questo dato, il patrimonio risulterà molto più elevato del dovuto. Questo singolo errore può far schizzare l’ISEE oltre la soglia massima prevista per il Bonus Psicologo (50.000 euro).

Navigare la procedura richiede attenzione ai dettagli. Ecco alcuni punti cruciali da verificare sempre prima di inviare la DSU precompilata:

  • Patrimonio Mobiliare: Controllate attentamente i dati relativi a conti correnti, carte prepagate con IBAN, depositi e titoli. Verificate che i saldi e le giacenze medie siano corretti.
  • Casa di abitazione con mutuo: Nella sezione relativa al patrimonio immobiliare (solitamente Quadro FC2), è imperativo cliccare su “modifica” e inserire manualmente l’importo della quota capitale residua del mutuo al 31 dicembre del secondo anno precedente.
  • Altri immobili: Verificate la correttezza dei dati catastali e delle quote di possesso per tutti gli immobili.
  • Conferma finale: Non date mai l’invio definitivo senza aver ricontrollato ogni singola voce. Un ISEE errato può essere corretto, ma richiede tempo e procedure aggiuntive che potrebbero farvi perdere le finestre temporali per la richiesta dei bonus.

Se dopo l’invio vi accorgete di un errore, non è tutto perduto. È possibile presentare una richiesta di “revoca” all’INPS, motivando l’errore, per poi presentare una nuova DSU corretta. Inoltre, se la vostra situazione economica è peggiorata drasticamente di recente (es. perdita del lavoro), potete richiedere l’ISEE Corrente, che fotografa la situazione degli ultimi mesi invece di quella di due anni prima. Un CAF o un patronato possono offrire un aiuto prezioso in queste procedure, assicurando che il vostro ISEE rifletta fedelmente la vostra reale condizione economica e vi dia accesso ai diritti che vi spettano.

Punti chiave da ricordare

  • Il Bonus Psicologo è un diritto alla salute mentale riconosciuto dallo Stato, non un’elemosina; usatelo come tale.
  • La correttezza dell’ISEE è il primo passo fondamentale: un errore sul mutuo può costarvi l’intero beneficio.
  • La professionalità non è negoziabile: affidatevi solo a psicoterapeuti iscritti all’albo, evitando figure abusive che possono causare danni.

Come scegliere un corso di Yoga o Pilates serio evitando improvvisati e traumi fisici?

Un percorso di benessere mentale, come quello avviato con il Bonus Psicologo, trae grande beneficio dall’essere affiancato da pratiche che curano anche il corpo. Yoga e Pilates sono discipline eccellenti per ridurre lo stress, migliorare la consapevolezza corporea e rilasciare le tensioni. Tuttavia, proprio come nel campo della salute mentale, anche in questo settore la popolarità ha attratto molti istruttori improvvisati. Scegliere un corso non qualificato non solo è inefficace, ma può portare a traumi fisici anche seri, vanificando i benefici cercati.

Il principio è lo stesso che abbiamo visto per la psicoterapia: la professionalità si basa sulla formazione. Un istruttore serio ha seguito un percorso formativo lungo e rigoroso, conosce l’anatomia, sa come adattare gli esercizi a persone con limiti fisici e, soprattutto, ha un’assicurazione che lo copre in caso di infortuni. Un insegnante improvvisato, magari con un “diploma” ottenuto online in poche ore, non ha nessuna di queste tutele. Il vostro “progetto di cura” deve essere olistico e sicuro in ogni suo aspetto.

Come per gli psicologi, anche per gli istruttori sportivi esistono dei registri e delle certificazioni che ne attestano la competenza. In Italia, il punto di riferimento principale è il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e gli Enti di Promozione Sportiva ad esso affiliati. Prima di iscrivervi a un corso, fate delle verifiche semplici ma fondamentali:

  • Verificate le certificazioni: Chiedete all’istruttore quale sia il suo diploma e da quale ente sia stato rilasciato. Verificate che l’ente sia riconosciuto dal CONI.
  • Diffidate dalle promesse facili: Un buon istruttore non vi prometterà di farvi diventare contorsionisti in un mese. Sarà invece attento ai vostri limiti e vi guiderà in una progressione graduale e sicura.
  • Chiedete una lezione di prova: È il modo migliore per valutare lo stile di insegnamento, l’attenzione data ai singoli allievi e la sicurezza dell’ambiente.
  • Privilegiate la qualità alla moda: Un piccolo centro gestito da un professionista esperto è spesso una scelta migliore di una palestra super-commerciale dove gli istruttori cambiano continuamente.
  • Controllate l’assicurazione: Chiedete sempre se il centro o l’istruttore sono coperti da un’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi. È un segno di serietà e professionalità.

Integrare una pratica fisica sana e sicura nel vostro percorso di benessere è una scelta eccellente. Assicuratevi solo di farlo con la stessa cura e attenzione che dedicate alla scelta del vostro psicoterapeuta. La salute, mentale o fisica, non ammette scorciatoie.

Per completare il vostro percorso di benessere in sicurezza, è cruciale saper valutare la serietà di un corso fisico-sportivo.

Avviare un percorso di cura per la propria salute mentale è uno degli atti di amore più grandi che possiate compiere verso voi stessi. Il Bonus Psicologo è uno strumento potente che rende questo percorso più accessibile. Ora che avete tutti gli strumenti per navigare la burocrazia, dialogare con chi vi sta accanto e scegliere il professionista giusto, il prossimo passo dipende solo da voi. Non rimandate. Iniziate oggi a costruire il vostro progetto di benessere.

Domande frequenti su Bonus Psicologo e percorsi di terapia

Chi può erogare le prestazioni previste dal bonus?

Solo i professionisti privati che sono iscritti all’albo degli psicologi e che hanno completato la specializzazione quadriennale per essere annotati come psicoterapeuti possono aderire all’iniziativa e fornire le prestazioni coperte dal bonus.

Qual è la differenza tra Psicologo e Psicoterapeuta ai fini del bonus?

Il Bonus Psicologo è destinato a finanziare percorsi di psicoterapia. Pertanto, solo gli psicoterapeuti, ovvero psicologi (o medici) che hanno conseguito una specializzazione post-laurea di quattro anni, possono erogare le sedute.

Si possono fare sedute online con il bonus?

Sì, il Bonus Psicologo è valido anche per le sedute di psicoterapia svolte online, a patto che il professionista scelto sia regolarmente iscritto all’albo e abbia aderito all’iniziativa.

Cos’è l’ISEE Corrente e quando posso richiederlo?

L’ISEE Corrente è una versione aggiornata dell’ISEE che si basa sui redditi e patrimoni degli ultimi 12 o 2 mesi, anziché di due anni prima. Si può richiedere in caso di significative variazioni negative della situazione lavorativa o economica, come la perdita del lavoro o una drastica riduzione del reddito.

Come posso correggere un errore in un ISEE che ho già presentato?

Se ci si accorge di un errore dopo aver inviato la DSU, è necessario presentare una richiesta di ‘revoca’ direttamente all’INPS, spiegando il motivo dell’errore. Una volta che l’INPS ha annullato la vecchia dichiarazione, è possibile presentarne una nuova e corretta.

Scritto da Elena Conti, Psicologa del Lavoro e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale. Esperta in gestione dello stress, dinamiche familiari e benessere organizzativo con 10 anni di pratica clinica e aziendale.